ZENZERO

ZENZERO

La nausea può comparire come sintomo marginale in decine di quadri clinici e malattie, ed è causa di forte di disagio; tra questi ricordiamo, la chinetosi (mal d’auto o mal di mare), la nausea mattutina nei primi mesi di gravidanza, la nausea indotta da farmaci, come quella provocata dall’anestesia o da agenti chemioterapici, la nausea associata a disturbi della digestione, ecc..

Indipendentemente dal tipo di nausea lo zenzero la blocca sul nascere.

Lo zenzero, nome botanico Zingiber officinale, è un rizoma (radice) di una pianta della famiglia delle Zingiberaceae; trova le sue migliori applicazioni cliniche oltre che per il trattamento della nausea, anche come stimolatore di appetito, contro la stanchezza muscolare, nel trattamento delle osteoartriti, per i disturbi dello stomaco e per problematiche di diarrea.

Lo zenzero è ricco di fitonutrienti denominati “gingeroli “ che fungono da antiossidanti , antinfiammatori, antibatterici ed antivirali.

Alcuni ricercatori dell’Università di Miami hanno studiato 247 soggetti affetti da osteoartrite del ginocchio e alla fine della pubblicazione del lavoro su “Arthritis and Rheumatism” i ricercatori scrissero che “l’estratto di zenzero aveva esercitato un effetto statisticamente significativo di riduzione dei sintomi dell’osteoartrite a carico del ginocchio”.

Decine di studi condotti sia su cellule in vitro che su animali in vivo, dimostrano che lo zenzero, appartenente alla stessa famiglia della curcuma, può avere proprietà antitumorali, in particolare a riguardo di neoplasie maligne a carico del seno, prostata, cute, vescica urinaria, reni, pancreas ed ovaie. Risulta inoltre, da studi clinici effettuati attivo su emicrania, asma, colesterolo, infarto ed ictus. A riguardo della pirosi e mal di stomaco, alcuni ricercatori di Taiwan, hanno somministrato lo zenzero durante i pasti a persone che avevano problematiche di bruciori e dolori di stomaco.

Il risultato, confrontato con persone che mangiavano lo stesso pasto ma non consumavano lo zenzero, è stato quello di un dimezzamento del tempo di svuotamento gastrico nelle persone che utilizzavano lo zenzero, con associato il miglioramento clinico dei disturbi .

Il lavoro fu pubblicato sull’European Journal of Gastroenterological Hepatology, e le conclusioni furono che “tale effetto, può essere di beneficio per le persone che soffrono di pirosi ed altri disturbi della digestione”.

Lo zenzero era una delle spezie privileggiate della Cina e della Roma antica; nel IX secolo lo zenzero giunse in europa e nell’arco di due secoli divenne molto popolare, soptattutto in Inghilterra dove veniva portato in tavola come il sale ed il pepe. Attualmente è un elemento base per le cucine di India, Cina, Corea, Thailandia, Indonesia e Vietnam, dove viene adoperato di più nelle preparazioni salate, che in quelle dolci. Tale spezia gode di grande successo anche nel settore delle bevande, in cui spiccano, ovviamente il ginger ale e il tè allo zenzero.

LA CURCUMA

curcuma

Questa eccezionale pianta, di provenienza divina, è la Curcuma longa, che botanicamente parlando appartiene alla famiglia delle Zingiberacee, di cui fanno parte anche lo Zenzero e il Cardamomo. E’ una pianta originaria dell’Asia, e la polvere dorata proviene dalla triturazione del rizoma (radice) che vedete a fianco nella foto; è l’ingrediente con cui si produce il cherry. Il suo straordinario potere farmacologico, antiossidante ed antinfiammatorio lo si deve a tutto il fitocomplesso, ma il suo componente principale ” la curcumina ” è già attiva da sola come anticoagulante, antitrombolitica, antipertensiva, antinfiammatoria, antidiabetogena, ipocolesterolemizzante, antiossidante, antivirale ed epatoprotettiva; il suo potere antiossidante è 300 volte superiore a quello della vitamina E.
Ma la proprietà più fantastica di questa pianta è quella di essere estremamente attiva contro tutti i tipi di tumore, sia a livello preventivo, proteggendo la membrana cellulare dall’ossidazione, sia a livello curativo, inibendo la proliferazione delle cellule tumorali, in particolar modo nei tumori dei polmoni, della bocca, del colon, del fegato, dei reni, della pelle (melanoma), della mammella e nella leucemia. Inoltre risulta estremamente efficace in tutte le patologie infiammatorie acute e croniche come artrite, morbo di Crohn, rettocolite ulcerosa, ecc.
L’inibizione del meccanismo di COX-2 e 5-LOX, delle molecole di adesione, delle citochine infiammatorie, del fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF) , sono strettamente collegati all’attività antitumorale della Curcuma. Inoltre, la pianta, in associazione alle terapie oncologiche classiche, va a potenziare l’azione dei chemioterapici normalmente utilizzati.

La Curcuma svolge oltre una cinquantina di azioni terapeutiche, dall’alleviamento del dolore al miglioramento della circolazione ed è per questo che la pianta viene usata in oriente da oltre duemila anni per trattare tutta una serie di disturbi :

– come antiacido per calmare problemi di digestione

– come polvere per accellerare la rimarginazione delle ferite e prevenire infezioni

– come analgesico per alleviare il mal di testa

– come stimolante per migliorare il flusso sanguigno

– come pomata per uso topico per risolvere disturbi cutanei

– come decongestionante per liberare i seni nasali

 

Ma la potenza della curcuma per l’azione antiossidante e antinfiammatoria ha attratto la medicina mondiale sostanzialmente per la sua capacità, scientificamente provata di combattere il cancro; a tale riguardo nella letteratura scientifica mondiale vi sono oltre mille lavori che portano tutti alla stessa conclusione : la curcuma è efficace contro il cancro.

Vi segnalo inoltre, che tra gli innumerevoli lavori che sono stati fatti sulla pianta nell’ultimo decennio, vi è anche un’azione della Curcuma sui PPAR gamma, sostanze importantissime nella regolazione del consumo energetico e della insulino-resistenza.

Un’altro approccio terapeutico che si sta recentemente studiando in USA, è l’uso della curcuma per combattere il morbo di Alzheimer, in quanto negli ultimi 25 anni, in questo paese, il tasso di incidenza di persone con perdita della memoria è raddoppiato e sta aumentando quasi dappertutto nel pianeta, ad eccezione dell’India;  il motivo potrebbe essere riconducibile alla curcuma, in quanto la popolazione indiana ne fa un uso costante e giornaliero.

Il morbo di Alzheimer è causato da un accumulo di placca che si infiltra nei neuroni alterandone la comunicazione; il mondo scientifico non conosce ancora la causa della formazione di questa placca, ma conosce i meccanismi attraverso cui questa si forma. L’elemento scatenante è una proteina chiamata amiloide A . Questa proteina nel tessuto cerebrale sano viene demolita ed eliminata, mentre nel morbo di Alzheimer si aggrega e si ispessisce. Studi condotti su animali indicano che la curcumina si lega all’amiloide A impedendo l’aggregazione e di conseguenza il blocco dell’attività neuronale.

 

Pesce

PESCE

Il ruolo del pesce nella nutrizione umana è senza dubbio di primo livello e ai fini dell’impiego in bioterapia nutrizionale vale la pena ricordare che la deperibilità dei prodotti ittici è strettamente dipendente dalla loro compattezza muscolare e connettivale della loro struttura. In generale si può dire che il grado di deterioramento, è maggiore nei pesci di taglia piccola, in quanto l’esilità dei muscoli consente ai batteri di compiere un tragitto più breve. Pertanto il pesce va assolutamente consumato entro 5 massimo 6 giorni dal momento che viene pescato, per evitare per esempio, la conversione dell’acido piruvico (proveniente dalla glicolisi) in acido lattico, l’aumento dell’acidità, la fissazione di alcuni metalli pesanti sul tessuto muscolare che rendono il prodotto non più raccomandabile. Per valutare la freschezza del pesce caratteristiche importanti sono : l’occhio che nel pesce fresco si presenta con pupilla molto dilatata e circondata da un’iride più ridotta di colore dorato o argentato sempre brillante, inoltre nel pesce fresco l’occhio è sporgente, convesso, in quello deteriorato è appiattito o addirittura concavo; le branchie sono di colore roseo o rosso sangue nel pesce fresco e rosso mattone o nocciola nel pesce avariato; l’odore, deve essere di mare se è appena pescato dopo 24 ore si inizia a sentire un leggero odore di pesce che aumenta gradualmente fino ai 5 giorni fino a raggiungere l’odore marcatamente ammoniacale dovuta alla formazione di ammine, che denotano la decomposizione in stato avanzato. Per l’impiego bionutrizionale del pesce si osserva che il pesce azzurro possiede una particolare struttura del tessuto che dal punto di vista nutrizionale risulta più ricco rispetto al pesce bianco, come lo è la carne rossa rispetto a quella bianca, I pesci azzurri sono : alici, tonni, maccarelli, sarde, sgombri, acciughe e aguglie e questi, oltre ad avere un elevato contenuto proteico e vitaminico (soprattutto di niacina) risultano particolarmente ricchi di calcio , zinco, ferro, sodio, fosforo, iodio e acidi grassi omega 3. Poichè il pesce azzurro può provocare una certa difficoltà digestiva, è consigliabile sottoporlo a marinatura con aceto o limone per aumentarne la digeribilità. C’è da dire che il pesce azzurro ha un sapore marcato, per cui non risulta particolarmente apprezzato dai bambini. Dal punto di vista bio- terapeutico è vivamente consigliato alle persone che soffrono di distonie neurovegetative, dove viene richiesto un maggior apporto di oligoelementi il cui contenuto è superiore rispetto al pesce bianco. I pesci di mare sono la fonte più importante di iodio nella dieta umana e l’importanza dello iodio nella patologia tiroidea è ben nota, dal momento che il suo deficit riduce la produzione ormonale da parte della ghiandola. Il consumo di pesce diventa fondamentale quando in associazione allo iodio troviamo anche le proteine, indispensabili per la sintesi degli ormoni tiroidei. La sua ridotta quantità di scorie azotate, non contribuisce, come la carne rossa, all’aumento dell’acido urico, i cui livelli sono frequentemente alti nei casi di ipotiroidismo. Ovviamente la massima azione nella stimolazione tiroidea viene esplicata dal pesce consumato crudo, ma l’azione può essere meno intesa se il pesce viene proposto fritto e ancor minore se proposto bollito.

Il pesce è un alimento nobile che viene raccomandato oltre che per le già citate proprietà, anche per :

-Ridotta quantita di grassi, quindi fondamentale nei percorsi dimagranti.

-I grassi del pesce hanno una maggiore quantita di acidi grassi polinsaturi omega-3 e questo fa si che il pesce sia in grado di contribuire alla riduzione dei trigliceridi e colesterolo nel sangue, combattendo così anche l’ipertensione arteriosa.

– Previene, per i componenti di cui è composto, le patologie ischemiche, pertanto è consigliato sia in caso preventivo, sia per le persone che già ne soffrono.

Una delle poche limitazioni nell’uso del pesce è data dalle condizioni di ipertiroidismo individuale e nei casi di disturbi del ritmo cardiaco, dove il pesce, proprio per la sua azione di stimolazione tiroidea, risulta non indicato.

 

LA DIETA IDEALE

LA DIETA IDEALE

Si parte sempre dallo stesso punto, dove  la spesa totale energetica giornaliera è definita dalla somma di tre diversi componenti : metabolismo basale, termogenesi ed attività motoria.

Per metabolismo basale si intende il consumo di energia che l’organismo utilizza a riposo, a digiuno e privo di stress, per compiere il lavoro necessario al mantenimento dell’omeostasi interna (sintesi e/o degradazione di alcuni costituenti cellulari, cicli biochimici, turnover proteico ecc.) In un individuo medio questo consumo di energia si attesta tra il 60 % – 65 % della spesa energetica totale.

Per termogenesi, si intende il consumo di energia legato alla temperatura corporea. Il corpo umano è in omeostasi termica a circa 28° C, quando la temperatura scende al di sotto di questo limite vi è più produzione di energia interna per ristabilire l’equilibrio, così quando superano i 28°C vi è un minor consumo energetico corporeo per riportare la temperatura in equilibrio.

Per attività motoria si intende l’energia consumata per svolgere tutte le attività fisiche durante la giornata.

Ma detto questo, basterebbe fare due operazioni matematiche per dire quanto e come possiamo dimagrire, oppure ingrassare, in un dato arco di tempo. Purtroppo non è così semplice, perche altri fattori non contemplati, entrano in gioco nella costituzione corporea individuale, come la sindrome metabolica, l’insulino resistenza, le varie patologie associate ( ipertensione, diabete, colesterolo ecc.), la predisposizione genetica, le intolleranze alimentari, i nutrienti in difetto, lo stress, ecc.ecc..

Pertanto, quando ci viene richiesta una consulenza professionale sulla nutrizione, sia che di voglia tendere ad una perdita del peso, oppure che si voglia tendere ad un aumento del peso, si devono prendere in esame tutte queste variabili, che possono, qualora presenti, ostacolare il raggiungimento dell’obiettivo preposto.

Proprio per questi motivi, molte persone che eseguono una dieta ipocalorica, spesso non riescono a dimagrire, oppure dimagriscono con notevole difficoltà.

Detto ciò, possiamo dire, che la dieta ideale è quella dieta giornaliera che ci permette di riportare il nostro peso corporeo alla normalità, avendolo nutrito con l’apporto di tutti i nutrienti (macro e micro).

Un’altra richiesta che spesso viene fatta al nutrizionista, è quella di perdere peso velocemente; niente di più sbagliato, in quanto sappiate che, tanto più si perde peso velocemente, tanto più lo si riacquista velocemente !!

La perdita di peso media in un adulto normale deve essere 4 – 5 Kg/mese e non di più, onde evitare il concetto sopra esposto, inoltre in tutti i programmi nutrizionali di riduzione o aumento del peso è necessario un periodo almeno di 30-45 giorni di mantenimento, in modo da far stabilizzare il nuovo peso ottenuto.

Un capitolo a parte, che per ragioni di sintesi non possiamo approfondire, occupano le diete disintossicanti, le quali hanno lo scopo di rimuovere le tossine all’interno di particolari organi : stomaco, fegato, intestino e ridare loro nuova linfa vitale in termini di attività ed efficienza digestiva. Queste diete, andrebbero fatte da tutte le persone almeno una volta l’anno, per periodi che vanno dalle 3 alle 6 settimane nell’arco annuale, ridonando salute, benessere e leggerezza.

Il Pepe Nero

PEPE NERO

Nel medioevo era considerato il re delle spezie, tanto da essere più prezioso dell’oro e lo status sociale delle persone veniva misurato in base alle scorte di pepe nero che la persona possedeva. Ma perché era tanto importante ? Il principio attivo del pepe nero è la piperina, (anche se in fitoterapia  siamo soliti parlare della spezia del suo insieme, come fitocomplesso), una sostanza che sollecita, attraverso le papille gustative, la stimolazione del pancreas a produrre gli enzimi al fine di migliorare la digestione ed inoltre tonifica il rivestimento delle pareti intestinali . E’ un acceleratore del tempo di transito del cibo attraverso il tubo digerente (studio pubblicato sulla rivista Journal of the American College of Nutrition) e questo migliora tutte le problematiche cliniche gastro intestinali, infatti, un tempo di transito lento, è stato associato a numerosi problemi gastrintestinali, dalla stipsi fino al tumore al colon. Inoltre ricercatori americani (pubblicazioni su Annals of Clinical and Laboratory Science)  ed indiani (pubblicazione su  Molecular and Cellular Biochemistry) hanno riscontrato che il pepe nero, usato quotidianamente a bassi dosaggi ha una funzione preventiva su particolari forme tumorali come quelle del colon, polmonare e mammario. ; il meccanismo di questa azione è l’influenza della piperina sugli enzimi specifici che partecipano attivamente alla metabolizzazione dei farmaci. Ricercatori Coreani hanno compiuto studi sull’effetto della piperina sull’artrite ed hanno riscontrato una significativa riduzione dell’azione infiammatoria (pubblicazione su Arthritis Research & Therapy).  Inoltre studi clinici che non sto ad elencare, soltanto per una questione di spazio, riportano effetti confermati su patologie come il morbo di Alzheimer, disfagia post-ictus, ipertensione, ipertiroidismo, problemi di udito legati alla coclea e nella regressione della vitiligine. Uno studio effettuato in giappone su bambini cerebrolesi che venivano nutriti con sondino, ha mostrato che l’inalazione della frazione volatile dell’olio di pepe nero, era in grado di stimolare l’appetito nei bambini, invogliandoli così a mangiare più cibi solidi.

Il pepe nero può contribuire a trattare :

-Artrite Reumatoide

-Morbo di Alzheimer

– Bambini con danni neurologici

-Depressione

-Disfagia (difficoltà a deglutire)

-Disturbi della Tiroide

-Indigestione

– Malattie Cardiovascolari

– Perdita dell’udito

-Ipertensione arteriosa

-Stipsi

-Tabagismo

-Vitiligine

 

Per l’acquisto della spezia  è senz’altro da preferire il pepe nero di origine indiana, che, rispetto ad altri è più ricco in piperina, inoltre, dato che il pepe viene commercializzato in grani, è opportuno per gustarne appieno il sapore e le sue proprietà salutari, che sia acquistato nei sopra citati grani e

venga macinato soltanto al momento dell’uso, in quanto, una volta macinato, il pepe inizia a perdere il suo contenuto in piperina e altri olii volatili, mantiene il suo sapore piccante, ma perde l’aroma.